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Diritti riproduttivi e congedo mestruale: l'avanguardia spagnola e i primi passi italiani

di Beatrice Antola

 

 

Una Legge organica per la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi e la garanzia dell’interruzione volontaria di gravidanza. Questa la misura approvata dal parlamento spagnolo il 16 febbraio 2023, con un certo avanguardismo rispetto al resto d’Europa. Si tratta infatti della prima misura nel continente ad includere tra le proprie provvisioni una forma di congedo mestruale, che garantirebbe mensilmente alle persone affette da dismenorrea, vulvodinia, endometriosi ed altre patologie associate al ciclo mestruale due giorni aggiuntivi di malattia qualora fossero necessari. Sarà sufficiente fornire un certificato medico che confermi la presenza di tali problematiche per ottenere l’applicazione di questa tutela, e il tema sta iniziando ad essere discusso anche da altre forze politiche.

In Italia esiste già il precedente: un ddl proposto da alcuni deputati del Pd nel 2016, che non è però mai stato approvato. Tuttavia, sulla scia di Madrid, l’Alleanza Verdi e Sinistra ha presentato, il 21 febbraio 2023, una nuova proposta composta di tre articoli. Se il primo prevede la consegna di un certificato medico da parte deɜ studentɜ che necessitino di assentarsi da scuola per due giorni al mese senza ripercussioni accademiche, il secondo garantisce, analogamente alla legge spagnola, questo stesso diritto allɜ lavoratorɜ. Il terzo articolo sancisce inoltre la gratuità della contraccezione ormonale in presenza di adeguata ricetta medica, garantendo a chi è affettə da queste patologie il libero accesso alle stesse, usualmente prescritte come parte del percorso di cura.

Nonostante il congedo mestruale sia da tempo una realtà in altre aree del mondo, incluse la Corea del Sud, il Giappone e l’Indonesia, come anche alcune province della Cina, il Taiwan, il Vietnam e la Zambia, il tabù socioculturale che aleggia attorno alle problematiche legate al ciclo mestruale contribuisce ad un’onnipresente cultura del lavoro che concepisce la parità di genere come un’omogeneizzazione delle necessità degli individui, non tenendo conto di quelle che sono delle difficoltà organiche spesso invalidanti.

Se la comunità studentesca nel nostro paese ha cercato di fare da apripista in questo senso, con il Liceo Severini di Ravenna, il Liceo Albertelli di Roma e il Liceo Duca degli Abruzzi di Padova che hanno per primi introdotto il congedo mestruale nei propri istituti, la politica nazionale tende ancora ad accantonare il dibattito. Rimane però la probabilità che quest’ultimo emergerà da sé, in più nazioni e in più contesti, e sarà presto l’elefante nella stanza.