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Gender gap nell’industria musicale

Di Francesca Tosi 


La disparità di genere nel mondo del lavoro in Italia costituisce una questione complessa che si manifesta sotto varie forme, dalle differenze nella retribuzione alla scarsa rappresentanza delle donne in posizioni dirigenziali o di vertice. Queste sfide non sono estranee all’industria musicale, dove la presenza femminile appare spesso limitata. Il numero di artiste, in termini di visibilità, è notevolmente inferiore rispetto a quello degli uomini e, di conseguenza, anche la scena musicale è dominata da lavori principalmente maschili. Un esempio lampante è la classifica degli album più venduti in Italia nello scorso anno, dove su dieci nessuno è opera di una donna[1]

 

Rompere gli stereotipi

 

La predominanza di artisti maschili nel panorama musicale italiano è evidente se si considera la situazione delle case discografiche: ad esempio, consultando il sito web dell’Universal Music Italia, tra i 100 artisti italiani in primo piano, solo 19 sono donne[2]. Dati simili si riscontrano anche nell’etichetta Sony Music, che presenta solamente 27 donne tra i principali 150 artisti italiani[3],[4],[5],[6].

Lo stesso si riflette nei festival musicali, dove il numero di artiste in rapporto a quello degli artisti è sorprendentemente basso. Consultando i programmi dei principali festival italiani del 2023, emerge che al Roma Summer Fest si sono esibite solamente 7 donne su 47 partecipanti[7], al Lucca Summer Festival 2 su 18[8], al festival “La prima estate” presso il Lido di Camaiore 7 su 23[9]. Questi sono solo alcuni esempi di un trend ricorrente e consolidato che, tuttavia, non riscontra grande attenzione. Nonostante il divario sia minore, si può notare che anche durante l’ultima edizione del Festival più famoso d’Italia – il Festival di Sanremo – su 28 artisti si siano esibite solo dieci donne. Questo aspetto non viene preso abbastanza in considerazione nei mass media poiché, quando viene affrontato il tema della presenza di donne nel Festival, si parla esclusivamente delle presentatrici e non delle artiste.

Sono poche le voci che si espongono riguardo a questa sottorappresentazione: Laila al Habash, cantante italo-palestinese, sul suo account Instagram elogia spesso la bravura della sua band composta interamente da donne e afferma: «Ci vogliono più ragazze nei palchi. Nelle line-up dei festival e nelle formazioni band. Per me è sempre stato normale, sono la terza di tre sorelle e siamo tutte e tre musiciste (…), però per tanti e tante non è così scontato che nella musica tra gli addetti ai lavori ci siano pure le femmine, quindi io ho deciso così: se ad ogni concerto che faccio anche solo una ragazza guardando quanto spacca Danila alla batteria o quanto è brava Plastica alle tastiere torna a casa ispirata o colpita, io sono felice e posso andare a dormire tranquilla. Così saremmo di più, e sarebbe normale.[10]»

È fondamentale mettere in luce le abilità e le competenze delle donne nel settore musicale, poiché spesso vengono ridotte a delle semplici performer, andando quindi a sminuire e valutare superficialmente il loro lavoro. In un’intervista fatta a l’Essenziale, la cantante Ditonellapiaga, all’anagrafe Margherita Carducci, afferma: «Durante le interviste mi viene chiesto se sono proprio io a scrivere i testi delle mie canzoni. Non so onestamente se la stessa domanda viene fatta anche ai colleghi maschi[11]».Questo rappresenta chiaramente un esempio di come le artiste siano soggette a stereotipi di genere. A tal proposito, la dott.ssa Alessandra Micalizzi, in un articolo su Letture.org relativo al suo libro intitolato “Women in creative industries. Il gender gap nell’industria musicale italiana”[12], spiega che spesso si presume che le donne non abbiano competenze tecniche in merito alla composizione e alla scrittura di canzoni, a causa della percezione errata delle loro abilità.

Questo discorso si lega anche alla questione del doppio standard di genere che permea la società, in particolare nel settore musicale. In un’intervista rilasciata a Billboard Italia da Andreea Magdalina, fondatrice dell’associazione Shesaid.so, viene illustrato come in realtà non sia necessario intraprendere un percorso di studi specifico per ambire a una carriera musicale[13]. Perciò, si può dedurre che gli uomini abbiano più possibilità di emergere non perché siano intrinsecamente più competenti delle donne, ma semplicemente per il fatto di essere uomini.

È quindi cruciale sfidare tali stereotipi di genere al fine di promuovere una maggiore parità nell’industria musicale e attribuire il giusto valore alle competenze femminili al suo interno.

 

Si cambia musica

 

Per far fronte a questa situazione di disparità di genere, sono emerse diverse iniziative alternative, sia a livello internazionale che nazionale. A livello internazionale, un esempio è rappresentato da Shesaid.so, che si definisce come “una comunità globale indipendente di donne e persone di genere non conforme provenienti da tutti i settori dell’industria musicale”[14]. Questo progetto, nato nel 2014 da Andreea Madgalina, ha come scopo principale quello di dare voce e rappresentare coloro che sono emarginat* in questo settore, adottando un approccio intersezionale. Questa comunità si impegna in molteplici attività, tra cui la creazione di panel, l’organizzazione di eventi e la promozione di artiste. Keychange, invece, è un “network globale e un movimento che si impegna per una completa ristrutturazione dell’industria musicale per raggiungere la piena parità di genere”[15]. È supportato dal “Creative Europe Programme” dell’Unione Europea e opera attraverso un programma di sviluppo professionale per artiste e artisti di genere non conforme, al fine di indirizzarl* verso posizioni di rilievo nell’industria.

A livello nazionale emerge Equaly, che si definisce come “una community composta da cantautrici, interpreti, musiciste, producer, foniche, tour manager, direttrici di produzione, addette stampa, promoter, a&r, legal, product manager, licensing manager, studentesse che vogliono unirsi per fare rete e per far sentire la loro voce contro la discriminazione di genere”[16]. Lo scopo di questa community è quello “di aumentare il grado di consapevolezza intorno al divario di genere, così sistemico nel nostro paese e nella nostra cultura, favorendo confronto, crescita e scambio in uno spazio sicuro, inclusivo e diversificato”.  Nel corso di un’intervista con il Centro di Ateneo Elena Cornaro, Equaly ha risposto ad alcune nostre domande:

 

Quando e come è nato Equaly?

Equaly nasce nel 2021 dalla volontà di sette professioniste del settore musicale. È la prima realtà in Italia a occuparsi di parità di genere nel settore. Si ispira al femminismo intersezionale, che tiene conto delle intersezioni di diverse oppressioni e discriminazioni derivanti da più identità sociali.

Dopo alcuni anni in cui ognuna di noi si è dedicata all’attivismo sui temi di parità e diritti in gruppi o associazioni internazionali, ci siamo rese conto di come i tempi fossero ancora prematuri per portare avanti le nostre istanze in linea con altri Paesi che, nei fatti, hanno sia un’industria musicale specifica e spesso diversa da quella che viviamo in Italia, che politiche in fatto di diritti sociali variegate e solitamente più avanzate. Partendo da qui abbiamo sviluppato una linea che fosse cucita sull’industria musicale italiana, coinvolgendo oltre al team una community che oggi è costituita da oltre 700 persone del settore. Siamo partite dal nostro manifesto (sottoscritto ad oggi da oltre 600 persone fisiche e giuridiche) per delineare i nostri scopi e la nostra mission, che mirano a decostruire gli stereotipi di genere, creare consapevolezza, fornire modelli positivi, offrire formazione, fare rete e dare risalto alle donne e alle persone che si identificano in generi sottorappresentati.
Per Equaly è importante che le donne e altre persone che a causa della loro identità di genere hanno meno opportunità all’interno dell’industria musicale trovino il proprio spazio e la propria dimensione in questo settore, libere dall’adottare modelli precostituiti nella propria identità artistica o nel proprio stile di leadership. È fondamentale che l’industria non sia più pensata esclusivamente a misura d’uomo, e che vengano forniti modelli positivi, artistici e professionali, a cui ispirarsi nella propria carriera, così come le giuste opportunità di formazione mirata.

 

Come descrivereste l’evoluzione che ha avuto questa realtà dal 2021, anno di creazione, a oggi?

Dalla partenza, nel 2021, siamo sicuramente cresciute, sia in termini di consapevolezza rispetto all’ambiente in cui operiamo, sia come connessioni utili alla causa.

Abbiamo iniziato facendo circolare il nostro manifesto che, oltre ad aver raccolto firme, ha il vantaggio di veicolare la nostra mission in maniera chiara e diretta e per questo ha creato i presupposti per tante possibili collaborazioni, in buona parte arrivate a noi spontaneamente.

Subito dopo la fondazione, nel 2021, sono partiti i nostri workshop, rivolti alla nostra community, con professioniste sia interne alla community stessa, sia esterne, abbiamo creato borse di studio, abbiamo creato un blog, abbiamo organizzato spesso occasioni di networking e scambio e abbiamo posto le basi per progetti a lungo termine. Proprio il 25 novembre 2021, infatti, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, abbiamo lanciato un questionario sulla violenza di genere nell’industria musicale italiana e stiamo presentando i primi risultati proprio in queste settimane in varie città. Ad oggi è ancora aperto e tale rimarrà, sempre sul nostro sito, per mantenere alta l’attenzione e monitorare il nostro settore.

L’insieme di queste attività ci ha portate a fare una riflessione più approfondita e la naturale conseguenza è stata una maggiore attenzione e considerazione sulle opportunità lavorative. Le donne sono di solito più formate rispetto agli uomini, hanno più titoli di studio con risultati spesso migliori. E, se è vero che poi nell’impiego c’è una concentrazione nei ruoli considerati “femminili” quali organizzazione, ufficio stampa, canto, è comunque chiaro che non si tratta di essere ancor più preparate ma di rimuovere quegli ostacoli che limitano accesso e carriera alle donne. Ostacoli individuabili in una mentalità che si espande in ogni area, aziendale, creativa ecc. Pertanto, abbiamo iniziato a rivolgerci proprio alle aziende, proponendo corsi di formazione su parità di genere e ambiente di lavoro più variegato.

Infine partecipiamo sempre più spesso a conferenze e panel, dove parliamo della nostra esperienza, delle testimonianze provenienti dalla community, cercando di sensibilizzare quanto più persone possibili, soprattutto in contesti legati alla musica.

 

Quali progetti hanno ottenuto la migliore accoglienza o risposta?

Sicuramente un progetto che ci ha dato molta soddisfazione è la formazione fatta con Believe, prima azienda di distribuzione digitale. Abbiamo portato dei workshop, alcuni riservati alle donne, altri a tutto il personale. C’è stata un’alta partecipazione e un grande apprezzamento. Un’esperienza formativa reale e concreta che ci ha motivate a continuare in questa direzione.

Relativamente alla community non c’è dubbio che il questionario summenzionato, diventato poi una ricerca a tutti gli effetti, in collaborazione con le ricercatrici dott.ssa Rebecca Paraciani e la dott.ssa Alessandra Micalizzi, è stato un punto di svolta nella nostra community. Abbiamo ad oggi oltre 150 risposte, tutte anonime, tutte indice di quanto lavoro ci sia ancora da fare affinché le donne e le persone di generi sottorappresentati, si sentano innanzitutto al sicuro e trattate in maniera professionale e rispettosa.

Siamo anche orgogliose di aver lanciato in collaborazione con NAM la call “120db break the ceiling” per aspiranti producer, per la produzione di musica elettronica e conoscenza di software specifici per la produzione musicale.

Abbiamo preso parte a un progetto che ci ha coinvolte tantissimo, ideato per le scuole medie primarie: Abito, il corso di educazione civica promosso insieme al Comune di Milano, Le Dimore del Quartetto, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Triennale Milano Teatro e Museo teatrale alla Scala, con il supporto di Fondazione Eos-Edison Orizzonte Sociale e che ha la partecipazione di Equaly in quanto consulente per la parità della Fondazione Italia Music Lab. Insieme a Italia Music Lab e con la guida della pedagogista Fabiana Colajori, abbiamo costruito il percorso per le classi terze “Let’s party: divertirsi nel dancefloor rispettando tutte e tutti”. Anche in questo caso la restituzione è stata positiva e incoraggiante, a conferma che più rete c’è e migliori sono i risultati.

 

Siete l’unica realtà italiana che si occupa della parità di genere nell’industria musicale, pianificate di espandervi anche nel panorama musicale internazionale o di creare partnership con realtà simili all’estero?

La nostra attenzione, più che all’estero, è rivolta all’Italia. La nostra infatti è una cultura reazionaria e ancora indietro rispetto ad altri paesi europei, non solo in termini di parità di genere ma anche di industria musicale e in generale delle arti, performative e non. Per fortuna, a distanza di due anni, possiamo dire di non essere sole, ci sono molte attiviste e associazioni per la parità di genere che operano in ambito culturale. Sarebbe tuttavia auspicabile una maggior attenzione reciproca e collaborazione.

Nel 2021 Spotify Italia ha nominato Equaly come sua rappresentante nel Board Equal, una tavola rotonda composta da organizzazioni come la nostra da diversi paesi nel mondo.

Proprio a proposito di rete, sin dal primo anno, abbiamo sottoscritto il pledge di Keychange, un movimento internazionale per la gender equality nella musica, promosso da PRS e Musikcentrum OST, impegnandoci a nutrire il networking tra donne e gruppi sottorappresentati nella musica, facilitando collaborazioni e partnership.

In sostanza, quello che ci interessa di più è porre in evidenza la situazione italiana all’estero per un confronto e approfondimento e, invece in Italia, far notare il distacco che c’è, soprattutto con i paesi nord europei.