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Iniziative multilivello contro la violenza di genere: UE, Italia e università

di Beatrice Antola

 

Complici i dati aggravati del periodo pandemico, gli ultimi anni hanno determinato, sul piano politico e sociale, una certa consapevolezza in merito alla violenza di genere e agli ostacoli culturali e burocratici che ne impediscono la denuncia e la persecuzione. Data la complessità di sporgerne la denuncia e dei seguenti iter giudiziari, va da sé sia necessaria un’azione su più livelli.

 

  1. Il piano sovranazionale: la normativa e i finanziamenti europei

Dal canto suo, l’Unione Europea definisce la violenza di genere “una delle violazioni dei diritti umani più sistematiche e comuni”: secondo i dati del 2023, 1 donna su 2 in Europa ha subito violenza fisica e sessuale e 1 su 20 ha subito uno stupro. Il peggioramento significativo di questo fenomeno durante la pandemia ha riguardato anche la violenza online, mentre 1 donna su 3 dichiara di essere stata abusata sul posto di lavoro.

Attualmente, non esistono atti legislativi dell’UE dedicati specificatamente alla violenza domestica. Esistono tuttavia numerose direttive e regolamenti che la includono nella cooperazione giudiziaria in materia penale, come anche nella parità tra uomini e donne e nelle politiche di asilo. La Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota come Convenzione di Istanbul, fa da cornice di riferimento: è infatti il primo documento internazionale a provvedere una definizione di genere, oltre a configurare come reato la mutilazione genitale femminile, il matrimonio forzato, lo stalking, l’aborto forzato e la sterilizzazione forzata. Riconoscendo la violenza di genere come una violazione dei diritti umani, nonché come forma di discriminazione, la Convenzione responsabilizza gli Stati membri nel rispondere adeguatamente al problema. Il documento sancisce inoltre delle misure giuridiche e strategiche per contrastare il fenomeno da altre prospettive, incluse la raccolta dei dati, la sensibilizzazione e i servizi di sostegno alle vittime.

Altri accordi internazionali, come la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (1979) e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne (1993) costituiscono i pilastri fondamentali su cui gli Stati membri basano la propria regolamentazione in materia.

L’UE si impegna inoltre nello stabilire strategie e obiettivi specificatamente volti a monitorare i risultati nel tempo per poter così integrare, eventualmente, delle misure aggiuntive dove necessario: è il caso della Strategia per la parità di genere 2020-2025. Tra i risvolti pratici di questo impegno vi è il numero di assistenza telefonica dell’UE (115016), creato nel novembre 2022 e reperibile in tutti gli Stati membri, come anche il finanziamento di progetti sul tema mediante il programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori. Altri fondi sono rivolti alla ricerca in materia di configurazione della violenza di genere come reato e di calcolo dei costi dello stesso per l’Unione.

 

   2. Il piano nazionale: le novità nella legislazione italiana

 

Anche la normativa italiana si basa sui dettami della Convenzione di Istanbul. Tra le varie modifiche apportate in ambito penale e processuale, la legge n. 69 del 19 luglio 2019 – nota come “Codice Rosso” – interviene sul Codice penale, il Codice di procedura, il Codice antimafia e l’Ordinamento penitenziario, con lo scopo di inasprire la repressione penale e potenziare la tutela delle vittime.

Nel diritto penale, la norma introduce tra i delitti quello di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, di diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti senza consenso (aggravato da relazione affettiva, anche cessata; e che si applica anche a chi riceve i contenuti e li inoltra a sua volta), di costrizione o induzione al matrimonio e di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento. Inoltre, la norma apporta alcune modifiche al delitto di maltrattamento contro familiari e conviventi, inasprendo la pena e prevedendo un’aggravante se il delitto è commesso in presenza o a danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità. Le altre pene aumentate da questa misura comprendono quella per il delitto di atti persecutori, di violenza sessuale, di atti sessuali con minore e di omicidio aggravato dalle relazioni personali.

Numerose altre norme dell’ordinamento italiano modificano ulteriormente l’iter e il contorno istituzionale, prevedendo l’adozione di piani periodici d’azione, la maggior tutela delle vittime, la raccolta di dati statistici e infine l’istituzione di una Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere. In particolare, alla luce dell’imposizione per la polizia giudiziaria da parte del Codice Rosso di riferire immediatamente al Pubblico Ministero il reato di violenza di genere dopo la denuncia, la modifica della legge Bongiorno (ddl n. 377) prevede l’avocazione del caso nel momento in cui il Pubblico Ministero non agisse entro il tempo limite di tre giorni, permettendo al Procuratore Generale di auto-assumere il caso per procedere più rapidamente, salvo ragioni di sicurezza della vittima.

 

   3. Il piano locale: le iniziative delle Università e le collaborazioni con il territorio


Nonostante le normative vigenti e l’impegno da parte delle istituzioni nazionali e sovranazionali nel contrastare un fenomeno purtroppo ancora dilagante, è evidente che le radici del problema sono di vecchia data, rintracciabili in dinamiche socioculturali ormai sistemiche. Alcune università italiane si sono quindi mobilitate nel tentativo di sensibilizzare sul tema e rivoluzionare le concezioni di ruolo di genere e le forme di abuso che ne conseguono.

Il Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Parma, ad esempio, ha stanziato dei fondi dedicati a sette iniziative riguardanti la questione di genere come parte del Piano Integrato di Organizzazione 2022-2024. Tra queste, si contano “Minorities and Philosophy”, una serie di incontri dedicati alla discriminazione delle minoranze nel canone filosofico e la ricerca filosofica contemporanea; e “Architettura e Design al femminile”, un ciclo di cineforum dedicato alle progettiste attive nel campo. Altre iniziative sono dedicate specificatamente al problema della violenza sulle donne: è il caso di “Cara Desdemona”, un progetto di ricerca-azione volto alla sensibilizzazione attraverso spettacoli di teatro nello spazio urbano e nei luoghi di aggregazione; ma anche di “La violenza legata al genere: costruire base di conoscenza e strumenti operativi per rendere sicure le università”, un seminario che prende in analisi le numerose segnalazioni ricevute dalle università stesse e discute il rischio psicosociale della violenza di genere nei luoghi di lavoro; e infine “Parma by Night: un workshop e una performance su donne e diritto alla città”, dove l’artista Valentina Medda esplora con le studentesse la percezione dei disagio e del pericolo nell’uscire da sole la notte in luoghi isolati, nel tentativo di elaborare una strategia di resistenza. Infine, due iniziative trattano il problema degli stereotipi e i ruoli di genere: parliamo di “Così fan tutte? Riflessioni e dialoghi sul divario di genere”, dedicato alle imposizioni sociali che le donne subiscono dall’infanzia sino alla carriera lavorativa; e di “Alle radici degli stereotipi, dei pregiudizi e delle diseguaglianze di genere: testimonianze scritte nel tempo e nello spazio”, che affronta il tema di stereotipi, pregiudizi e disuguaglianze da una prospettiva diacronica, comprendendo le problematiche nelle loro dimensioni e dinamiche storiche.

In alcuni atenei si cerca, oltre alle iniziative culturali di sensibilizzazione, di offrire dei servizi a coloro che sono vittime di violenza di genere. Lo sportello universitario contro la violenza di genere dell’Università di Bologna, ad esempio, si rivolge non solo alla comunità studentesca, ma anche al personale tecnico-amministrativo, docente e ricercatore, come anche altri collaboratori. Il servizio offre varie modalità di supporto, dai colloqui individuali all’ascolto telefonico, e si incarica di attivare la procedura di emergenza qualora la vittima fosse in pericolo. L’ateneo si impegna inoltre a collaborare con la rete dei servizi e dell’associazionismo locale specialistico per la gestione delle situazioni più complesse.

Anche l’Università di Padova sta procedendo in questa direzione, avviando dei progetti in collaborazione con il Centro Veneto Progetti Donna, autore dello Sportello Marielle, definito come “uno spazio di libertà per giovani donne che si trovano in situazioni di violenza o molestie”, un luogo d’ascolto dedicato alle donne tra i 18 e i 25 anni che subiscono o hanno subito violenza in relazioni intime, in ambito universitario o lavorativo, da persone vicine, ma anche da persone estranee o conosciute occasionalmente.

Nonostante la triste consapevolezza che la violenza di genere sia un problema di enorme portata, estremamente attuale anche in un’epoca di florido progresso economico, culturale e scientifico, lascia a ben deporre l’intenzione di molteplici istituzioni di agire su ogni livello necessario al suo sradicamento. Unita al potenziamento normativo dell’iter di denuncia e tutela, la sensibilizzazione sul tema nei luoghi pubblici più disparati, ma anche e soprattutto nelle varie aree del sapere, potrà forse permettere alle donne del futuro di contare su una rete di supporto in grado di abbracciare la collettività, prevenendo l’abuso e perseguendolo dove necessario.

 

 

Fonti:

Università in Rete contro la violenza di genere: newsletter dell’8 maggio 2023:

Università di Bologna, Sportello universitario contro la violenza di genere: https://www.unibo.it/it/ateneo/chi-siamo/equita-diversita-e-inclusione/sportello-universitario-contro-la-violenza-di-genere

Università degli studi di Padova, Centro di Ateneo per i Diritti Umani, Centro Veneto Progetti Donna: apre lo Sportello Marielle, uno spazio di libertà per giovani donne che si trovano in situazioni di violenza o molestie: https://unipd-centrodirittiumani.it/it/news/Centro-Veneto-Progetti-Donna-apre-lo-Sportello-Marielle-uno-spazio-di-liberta-per-giovani-donne-che-si-trovano-in-situazioni-di-violenza-o-molestie/5692