Trans Technology: Una Rivoluzione Nel Design
di Alo Cesana
L'analisi dell'utente nel contesto del design è un processo sistematico e multidimensionale che si prefigge di comprendere in profondità i bisogni, i comportamenti e le esperienze degli utenti finali di un prodotto o servizio. Il design user-centered è essenziale per orientare la progettazione verso soluzioni che rispondano in modo efficace e mirato alle esigenze specifiche dellɜ utenti. Esso si fonda sulla raccolta di dati sia qualitativi che quantitativi, per comprendere meglio l'interazione dell’umano con la tecnologia e ottimizzare di conseguenza l’esperienza d’uso.
All'interno di questo processo, però, diversi studi hanno rilevato che i metodi di raccolta dati e le strategie di indagine seguono una visione binaria, comportando una predisposizione allo studio di soggetti che si identificano esclusivamente nei generi maschile e femminile, poiché considerati ‘standard’. Ciò implica che le esperienze di coloro che non si conformano a tali categorie, come le persone trans, non binarie o genderqueer (d’ora in poi si utilizzerà il termine trans* per racchiuderle tutte) vengano trascurate o marginalizzate. Infatti, molte tecnologie esistenti non sono progettate per includere e supportare pienamente queste soggettività, ignorando le loro necessità e sfide specifiche.
Negli ultimi anni, diversɜ studiosɜ e ricercatorɜ stanno cercando di scardinare questi paradigmi e avviare una trasformazione radicale nel design, con l'obiettivo di sviluppare un approccio quanto più inclusivo possibile, superando la marginalizzazione e garantendo una rappresentazione più equa. Questo tentativo ha portato alla nascita del concetto di ‘Trans Technology’, un'area di ricerca e sviluppo che mira a creare soluzioni progettate specificamente per affrontare le sfide che le persone trans* affrontano nella loro vita quotidiana.
La Trans Technology non è solo una risposta alla mancanza di inclusività nelle tecnologie mainstream, ma cerca anche di ridefinire il modo in cui il design può rispondere alle esigenze di una popolazione diversificata. Essa promuove la creazione di prodotti e interfacce capaci di adattarsi in modo fluido e rispettoso all’identità di genere di ciascunə utente, superando le barriere imposte dagli studi tradizionali. Un design inclusivo non si limita alla rappresentazione superficiale di categorie di genere diverse, ma entra nel merito delle esperienze e delle sfide specifiche affrontate dalle persone trans*. Ciò implica la necessità di sviluppare metodologie di design più aperte e flessibili, in cui l’utente non è consideratə un’identità statica, ma è vistə come portatore di una pluralità di esperienze che interagiscono con la tecnologia in modo dinamico. Si cerca, quindi, di dare una maggiore attenzione alla fluidità dei corpi, soprattutto nel caso delle persone trans*, poiché queste hanno una maggiore probabilità di vivere cambiamenti significativi nel corso della loro vita, anche al di fuori del percorso di affermazione di genere.
Per ottenere un quadro più ampio e informato sul tema, ho intervistato Vale Regis, assegnista di ricerca con una laurea magistrale in Design & Engineering presso il Politecnico di Milano. Come progetto finale di laurea, Regis ha sviluppato ‘Hey!’, un sextoy evolutivo progettato per individui trans/non binari nel processo di affermazione di genere. Sfruttando la tecnologia soft robot, i materiali morbidi e le trame specifiche, il prodotto si evolve con la persona, sostenendo il suo benessere personale durante tutto il viaggio.
Lo studio sull'utente condotto per la creazione di questo prodotto ha cercato di comprendere in modo autentico i bisogni e le esperienze delle persone trans*, utilizzando metodi di ricerca diretti e partecipativi. La raccolta dati, di natura prevalentemente qualitativa, è stata realizzata utilizzando un modello di ricerca misto. In primo luogo è stato somministrato un questionario online composto da domande sia aperte che chiuse, che ha permesso di raccogliere le esperienze e i feedback dellɜ partecipanti in modo soggettivo e strutturato. Le domande sono state formulate con attenzione per evitare elementi triggeranti, grazie alla collaborazione con soggettività trans*, e offrendo anche la possibilità di lasciare domande in bianco, qualora lɜ partecipanti non si sentissero a proprio agio nel rispondere. In seguito, sono state condotte interviste confidenziali con alcunɜ partecipanti, per approfondire aspetti specifici emersi dalle risposte e soffermarsi meglio su tematiche utili per la progettazione. Durante tutto lo studio, è stato cruciale mantenere un contatto diretto con lɜ utenti a cui il dispositivo è rivolto, al fine di evitare di applicare il punto di vista, il background e la narrazione del designer nel momento in cui i dati sono stati letti ed analizzati.
L’approccio di studio sull’utente che ha posto le basi per la progettazione portata avanti da Regis ha preso spunto da alcunɜ designer e artistɜ innovativɜ che si stanno muovendo come pionierɜ di questo nuovo movimento. Uno di questi è H Horwitt, ricercatorə presso l'Università di Brighton, che ha sviluppato ‘intimacy as method’. Questo metodo è un approccio che rifiuta la separazione tra la pratica di ricerca e il processo di ricerca, facendo sì che non vi sia un’osservazione fredda e sterile durante lo studio, ma che la posizione assunta dallə ricercatorə accolga vulnerabilità e connessione. In questo modo, l’intimità rivolge uno sguardo verso ciò che abilita e limita le persone trans*, mentre contemporaneamente si allontana per osservare il sistema nascosto che condiziona la ricerca e determina i limiti o le possibilità della conoscenza che può essere prodotta.
‘Intimacy as method’ è un assemblaggio di ricerca poiché è un approccio che enfatizza la complessità e il dinamismo dei processi coinvolti nella produzione della conoscenza, riconoscendo che il mondo è in costante movimento e in continua trasformazione. Non si limita a studiare oggetti statici o categorie definite, ma piuttosto i flussi, le relazioni e i cambiamenti che avvengono continuamente tra tutte le cose. In questo assemblaggio, non vengono esclusi gli aspetti emotivi, corporei o politici dellə ricercatorə, né quelli dell’esperienza vissuta. Si mescolano elementi come scrittura creativa, risposte sensoriali, esperienze personali e contesto politico, che influenzano e plasmano la ricerca stessa.
Questa teoria è stata messa in pratica da Horwitt nel suo progetto di tesi di dottorato intitolato “How we fuck: assembling intimacy-as-method to research trans sex practices”. Le interviste a persone trans*, portate avanti per raccogliere dati, sono avvenute concentrando creatività, connessione e consenso al fine di creare le condizioni per incontri intimi con un'etica della cura come pietra angolare. Per quanto riguarda la creatività, l’utilizzo di materiali artistici ha facilitato la condivisione di esperienze sessuali attraverso forme espressive non verbali, come mappe dei genitali, fumetti BDSM, modelli in argilla e fotografie. Questi metodi hanno permesso di superare le narrazioni convenzionali di sofferenza e di rappresentare l'esperienza sessuale in modo complesso e sensuale.
La connessione ha permesso di creare legami autentici e vulnerabili, non ruoli distaccati. Questo approccio ha generato uno spazio sicuro per discutere apertamente di sessualità, genere e desiderio, includendo emozioni come lacrime, paure ed eccitazione. Gli incontri, inoltre, favorivano l'intimità, incoraggiando ciascuno a esplorare e condividere le proprie esperienze sensoriali.
Il consenso, continuo e informato, è stato fondamentale per la connessione e la creatività, includendo il rispetto per il desiderio personale e la verifica costante durante gli incontri. Ogni sessione iniziava con una "meditazione sul consenso incarnato" per sintonizzarsi sul proprio corpo e agire in modo consapevole. Questa pratica spostava il focus dal consenso individuale a una responsabilità condivisa e relazionale.
Mettere al centro creatività, connessione e consenso nelle pratiche di ricerca è dunque un intervento etico con utilità metodologica, particolarmente pertinente per coloro che conducono ricerche con persone che vivono una marginalizzazione condivisa.
Tuttavia, nonostante si stiano compiendo progressi significativi nel campo della Trans Technology e siano stati avviati studi pionieristici per sviluppare un design più inclusivo, è fondamentale sottolineare che questo ambito rimane largamente inesplorato. Lo sviluppo di tecnologie realmente funzionali, capaci di rispondere in modo efficace alle molteplici sfide delle soggettività trans*, richiede ancora tempo, sperimentazione e un ripensamento radicale dei metodi tradizionali. Tuttavia, è cruciale iniziare ad analizzare questi approcci innovativi per comprendere la direzione di questa rivoluzione tecnologica, che mira a ridefinire il concetto stesso di inclusività e rappresentanza nel design. Il cammino è lungo, ma i primi passi segnano già un cambiamento sostanziale nel modo in cui la tecnologia può sostenere e valorizzare la pluralità delle esperienze umane.
Bibliografia
How Transgender People and Communities Were Involved in Trans Technology Design Processes, https://dl.acm.org/doi/10.1145/3544548.3580972#core-Bib0031
How we fuck: assembling intimacy-as-method to research trans sex practices, https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/0966369X.2023.2182738#abstract
Designing Trans Technology: Defining Challenges and Envisioning Community-Centered Solutions, https://dl.acm.org/doi/pdf/10.1145/3313831.3376669