Dialoghi con Carla Lonzi

Atto vitale per la città
di Patricia Zanco
Ringrazio il Centro di Ateneo Elena Cornaro dell’Università di Padova con la prof.ssa Annalisa Oboe e le sue giovani collaboratrici per aver accolto con entusiasmo la mia istanza di raccogliere i materiali prodotti dagli incontri di Vicenza sulla Voce di Carla Lonzi all’origine del femminismo. Questo ciclo di incontri è stato organizzato grazie alla collaborazione di donne delle istituzioni e non solo: la Vice-sindaca del Comune di Vicenza Isabella Sala, la Consigliera Comunale Luisa Consolaro, la Consigliera di parità della Provincia Francesca Lazzari, l’Accademica Olimpica Adriana Chemello, la Suora Orsolina Elisa di Presenza Donna, le donne dei Sindacati Carla Marcheluzzo, Ketty Marra e Lidia Lazzaretto, e soprattutto Lisa Mantoan e le giovani donne del gruppo Flusse, la Biblioteca della città e la Fondazione M.te di Pietà. Donne che ho coinvolto per promuovere la conoscenza e ricerca storica, rendendola fruibile alla comunità attraverso una figura di primo piano della vicenda culturale italiana del XX secolo che continua ad alimentare la cultura delle giovani generazioni. Moltiplicare pratiche e saperi delle donne del passato e del presente aiuta infatti a generare forme di convivenza.
Il mio eccitante apprendistato fu il femminismo della libertà, la seconda ondata, il femminismo radicale della differenza sessuale che ha tolto dalla mente delle donne il dominio degli stereotipi del patriarcato, con la determinazione di volere un nuovo ordine simbolico e un linguaggio che ci comprendesse, di combattere le ideologie per essere all’altezza di un mondo senza risposte. Mi sentivo sempre estranea alle istituzioni patriarcali per arrivare poi a credere di poter lottare dall’interno di esse.
Ora siamo in tante dentro e fuori le istituzioni, ma alcune di noi sono protagoniste con poca autorevolezza. Questo succede se si accetta una forma cui adattare la propria, l’espressione di sé non prende corpo e si resta prigioniere nelle trappole del patriarcato. Inceppate. Volevo e volevamo essere libere di non farci trovare dove gli altri si aspettavano che fossimo e soprattutto dove gli altri si aspettavano che dovessimo essere.
Il piacere dell’estraneità può agire solo nella relazione tra noi. Carla Lonzi scrisse: Il femminismo inizia quando una donna cerca risonanza di sé nell’autenticità di un’altra donna. Il femminismo è la mia festa. Quest’affermazione, l’intensità e autenticità del suo percorso di liberazione mi riguarda con gesti e passaggi di esperienza, dunque da qui sono partita per portare a Vicenza gli incontri chiamando filosofe e studiose di età e ambiti disciplinari diversi con una voce in comune, quella di Carla Lonzi, alla quale ho dato corpo con la mia voce. Sono state analisi raffinate quelle delle studiose coinvolte, a partire dagli scritti di Lonzi nel decennio tra il ‘70 e ‘80, anni di rivolte femministe che produssero testi che definivano le nostre passionali estraneità.
Che soddisfazione vedere tante donne e anche uomini riempire gli spazi (volutamente scelti tra quelli istoriati e istituzionali e i centri culturali giovanili o giardini) per seguire gli incontri, chi ha avuto il bisogno di dirmi per ragioni diverse, se giovane, se anziana o se uomo: finalmente a Vicenza! Già, finalmente in città e chissà se presto ci sosterranno altre proposte per andare avanti ad alzare il cielo.
Nella confusione dei femminismi spesso senza radici nei quali tante e, ahimè tanti, praticano con disinvoltura, cavalcando le tendenze, rischiando di distruggere e privare la libertà femminile conquistata con lotte e lotte e lotte nel corso di secoli, m’era parso importante, come direbbe Lonzi, fare tabula rasa e partire dall’inizio del movimento d’origine del femminismo della libertà, poiché penso ci sia bisogno di profonda radicalità e questa la si trova nell’etica della differenza sessuale al cui interno convivono conflitti fecondi e condivisi.
La scelta di autenticità di sé e nel rapporto con le altre donne è stata un’avventura. È un testimone da passare per resistere e andare ancora più avanti perché come il vento di primavera non s’ingabbia nella rete.
Il mio corpo è un archivio primitivo. Da lì ho pescato per costruire il primo atto vitale per la città
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